Dialogo con

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ARCIGAY: la voce della libertà

ARCIGAY: la voce della libertà

“Lo stesso amore, gli stessi diritti”

Arcigay, principale associazione italiana LGBTI, è un’associazione di promozione sociale che opera su tutto il territorio nazionale attraverso i suoi 71 comitati territoriali e associazioni aderenti, grazie alla partecipazione di migliaia di volontar* e attivist*.

Dal 1985 si batte contro ogni forma di discriminazione, per la parità dei diritti e il superamento di qualsiasi stereotipo e pregiudizio nei confronti delle persone LGBTI.

Promuove e tutela la parità dei diritti, afferma principi e relazioni di solidarietà, lotta contro ogni forma di violenza, discriminazione e violazione dei diritti umani e civili delle persone LGBTI.

L’associazione è indipendente da qualsiasi governo, partito o ideologia politica o religiosa. Collabora con associazioni non governative, italiane e internazionali, ed è interlocutrice delle principali istituzioni locali, nazionali ed internazionali.

Dialogo con: Vera Navarria. Editor presso Villaggio Maori Edizioni, autrice de I libri delle donne, attivista e vicepresidente di Arcigay Catania.

Un primo comitato territoriale Arcigay, a Catania, è nato nel 1993.

Dal 2007 Arcigay organizza il Catania Pride.

- Quali iniziative, in particolare, state portando avanti in questo momento?

Questo è un momento particolarmente importante per la comunità lgbt+. In parlamento è in discussione la proposta di legge Zan, che si propone di punire le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Detta così, l’approvazione sembrerebbe semplice: chi sarebbe a favore della violenza? E invece negli ultimi 20 anni il parlamento italiano ha sempre fallito l’obiettivo di licenziare una legge simile. Il 2 ottobre abbiamo invitato a parlarne a Catania proprio Alessandro Zan, insieme alla senatrice Monica Cirinnà, per un convegno che vuole essere l’occasione per fare il punto sul percorso dei diritti lgbt+ in Italia.

Nel frattempo restano attivi tutti i nostri gruppi: i giovani, il gruppo donne, il gruppo cultura. Col gruppo trans stiamo facendo un lavoro ottimo in termini di tutela delle persone trans, dei loro percorsi di transizione, del diritto al lavoro e allo studio.

E poi c'è Famiglie orgogliose, la nostra rete di genitori e parenti di persone lgbt+, di supporto a quelle famiglie che hanno ricevuto il coming out di un figlio o una figlia e hanno bisogno di risposte a interrogativi e ansie comprensibili. Oppure che desiderano semplicemente sostenerci.

 

- Collaborate con altre organizzazioni che lavorano nel campo dei diritti umani?

Certamente, e non solo nel campo dei diritti umani. Non appartengo alla schiera di quanti dividono i diritti civili da quelli sociali. Non ha più senso concepire le lotte come separate. Le persone lgbt+ sono tra i ragazzi che lasciano la Sicilia e l’Italia per mancanza di lavoro e, spesso, per staccarsi da un contesto familista e omofobo. Sono tra le donne costrette a difendere il diritto di decidere sul proprio corpo. Sono tra i giovani preoccupati per il cambiamento climatico. Tutti loro, infatti, li ritrovi ai pride. Proprio il pride, essendo un favoloso detonatore di istanze diverse, e avendo un’organizzazione aperta e collaborativa, ha permesso di avviare rapporti importanti. Molto ancora c'è da fare, perché Catania è una città assai viva e ricca in questo senso. Ma la strada è tracciata ed è quella della collaborazione.

 

- In questo determinato periodo storico, caratterizzato da restrizioni a causa del covid-19, in che modo Arcigay ha fatto sentire la sua voce?

Durante il lockdown abbiamo avviato una raccolta fondi a favore delle sex worker di San Berillo, che erano rimaste senza sussidi. Siamo stati vicini alla nostra comunità, seppur online. Grazie ai gruppi, ci sono stati appuntamenti quasi ogni giorno.

Il futuro prossimo me lo immagino in formula mista: con occasioni per incontrarci in presenza, e altre ancora online, sia per non rinunciare alla straordinaria opportunità di scambio, rete e crescita che queste offrono, sia per non interrompere i rapporti con chi negli ultimi mesi ci ha conosciuti e poi seguiti da lontano.

- Quanto è importante l’approvazione di una legge contro l’omolesbobitransfobia?

È fondamentale. Al momento, molte persone lgbt* vittime di violenze decidono ancora di non denunciare, perché manca la specifica di reato, perché chi dovresti denunciare a volte è la tua stessa famiglia, perché un percorso legale ha dei costi che non tutti possono permettersi e, infine, perché ancora troppi sono incapaci di riconoscere se stessi come vittime di una discriminazione. Ed è questa la cosa più triste. La violenza accettata e normalizzata al punto da non essere più riconosciuta come tale.

Una legge che riconosca e nomini la violenza di cui siamo vittime sarebbe quindi importantissima. Al momento, il testo di Zan è quella legge, ma sappiamo anche che gli emendamenti con cui si pretende di peggiorarlo o renderlo del tutto inefficace sono molti. Ci opporremo, e speriamo che sarete con noi.

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