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Vivere la scuola: dalla parte dei docenti

Vivere la scuola: dalla parte dei docenti

Con l’inizio del nuovo anno scolastico, i docenti dei vari ordini di scuola si trovano a fronteggiare un nuovo setting e una modalità di essere in relazione mai sperimentati prima. Nella scuola primaria, l’età degli alunni chiama a una relazione fatta di contatto e corporeità. Le restrizioni imposte dalla situazione di pandemia in atto vanno a turbare, non solo il bisogno dei bambini di contatto fisico con i propri insegnanti e compagni, ma l’intera esperienza del vivere la scuola. Le parole dei docenti delle classi prime e terze di una scuola primaria del centro Italia ci offrono uno spaccato della scuola al tempo della pandemia.

 

Quali sono i tratti distintivi del nuovo anno scolastico?

A livello igienico sanitario: mascherine, disinfezione delle mani. Anche a livello mnemonico, ricordarsi tutti i passaggi quando ti avvicini ai bambini. Non è ancora automatico comportarsi rispettando la distanza e l’uso della mascherina. Noi come categoria siamo abituate al contatto umano e a convivere con batteri e virus. I bambini si mettono le dita nel naso, si asciugano il naso con la manica e non ne siamo mai state sconvolte.

Laura, insegnante della classe I

Le regole, purtroppo. Sono difficilmente attuabili in una scuola primaria. Percepisco anche tanta voglia di ripartire, di normalità.

Marta, insegnante della classe I

L’inadeguatezza dei locali a far fronte alle esigenze imposte dalla situazione di pandemia. D’inverno, con il brutto tempo, gli alunni non avranno locali adatti per giocare. I bambini in questa fascia d’età hanno bisogno di muoversi. Non possono stare fermi.

Carla, insegnante della classe III

Tantissime regole da osservare e temo che i bambini ne risentano. Non contesto le regole ma credo siano limitanti per la socialità e la spontaneità.

Giorgio, insegnante della classe III

La limitazione degli spazi, per quanto riguarda il sostegno. Nel mio caso si configura come un limite importante per l’apprendimento. L’alunno con cui lavoro, autistico, penso che ne risentirà anche sul piano dell’immagine che si crea della scuola. Le limitazioni delle attività e della struttura avranno un peso. Non possiamo usare la palestra. Le attività psicomotorie sono di conseguenza ridotte e, in più, mancano gli strumenti per attuarle. La sala computer non si può usare. Le procedure che il bambino aveva imparato lo scorso anno potrebbero andare perse. Io spero di no, ma mantenere gli stessi ambienti era fondamentale. La giornata è di otto ore e trovare attività variegate e stimolanti in questa situazione è difficoltoso.

Manuela, insegnante di sostegno su alunno autistico non verbale

Che effetti possono avere su alunni, genitori e insegnanti?

Per gli alunni non grossi problemi. Agiscono d’istinto. Se ti vogliono venire vicino, lo fanno e quindi sta all’insegnante ricordare loro le regole. Se un bambino ti abbraccia, puoi dire “No, amore, mettiti la mascherina”. Oramai, però, ti ha abbracciata. I veri effetti si potranno vedere tra un po’. Negli adulti ha preso il sopravvento l’aspetto del distanziamento. Per i bambini non ancora. Devi guadagnarti la fiducia dei genitori. La fiducia che rispetterai le norme. Vogliono garantire la sicurezza dei figli.

Laura, insegnante della classe I

Gli alunni sono i più adattabili. Trovano sempre una ‘comfort zone’. Per i genitori questa è una prova per capire quanta fiducia hanno nell’istituzione scolastica. Vedo tanto abbandono, con l’istruzione parentale. Come docente mi manca lo scambio con le colleghe, il vivere la scuola in modo più libero. Mi manca un po’ la libertà. La libertà di uscire con la classe per andare a raccogliere le foglie dell’autunno, per esempio.

Marta, insegnante della classe I

Disagio per gli alunni a stare in questo ambiente e a queste condizioni. I genitori sono confusi. Non sanno quali azioni intraprendere e assumono posizioni rigide. Per esempio, rifiutandosi di firmare il Patto di corresponsabilità. Per gli insegnanti è ancora peggio. Non abbiamo capito se saremo ritenute responsabili di eventuali contagi tra gli alunni. Così sembra.

Carla, insegnante della classe III

Per i bambini, i genitori e gli insegnanti sono modelli di riferimento. Gli effetti sui bambini sono in gran parte determinati dal messaggio degli adulti. Sto parlando a livello di ansia, che può essere trasmessa non tanto attraverso il parlato, ma tramite lo stato emotivo.

Giorgio, insegnante della classe III

I genitori, li percepisco un po’ sul piede di guerra. Si vedono togliere spazi e stimoli che funzionavano per ottenere risultati positivi. Questo porta conflittualità nella relazione orizzontale tra genitori, insegnanti ed esperti coinvolti.

Manuela, insegnante di sostegno su alunno autistico non verbale

Come ti ritrovi in questa nuova modalità di fare scuola?

È triste. Ci sono tante difficoltà. Si è sempre pensato che la scuola la fanno gli insegnanti. Siamo creativi e riusciamo a trovare soluzioni ai problemi. Siamo in grado di bilanciare il tutto.

Laura, insegnante della classe I

Un po’ stretta.

Marta, insegnante della classe I

Sono abituata ad adattarmi alle situazioni nuove.

Carla, insegnante della classe III

Cerco di adattarmi al meglio che posso. L’importante è riuscire a ‘fare scuola’ e non tornare alla DAD (Didattica a Distanza).

Giorgio, insegnante della classe III

L’approccio con un alunno autistico è impegnativo. La base è la costruzione di una relazione empatica e su questa si può impostare poi una relazione educativa e didattica. La relazione c’è ed è positiva. La difficoltà, in questa situazione, è riuscire a calibrare attività che vadano a coprire tutte le ore senza farlo stancare e che, allo stesso tempo, riescano a stimolarlo positivamente.

Manuela, insegnante di sostegno su alunno autistico non verbale

Hai progettato nuove strategie per ovviare alle limitazioni imposte?

Progettare no. Non sono una che riesce a progettare. Mi adatto alle situazioni. In questo momento è difficile progettare. Viviamo giorno per giorno.

Laura, insegnante della classe I

Mi sto affidando tanto alla Lavagna Interattiva Multimediale. Visto che non si può avere un contatto con la realtà vera, mi sto buttando su quella virtuale con la LIM.

Marta, insegnante della classe I

No, per adesso no. Vediamo in futuro. Non ho ancora ben chiara la situazione. Si vive alla giornata.

Carla, insegnante della classe III

Vorrei usare la LIM per aprire nuove possibilità tramite il web. La LIM in classe non è funzionante e quindi, al momento, mi ritrovo a fare lezione in stile ‘Libro cuore’.

Giorgio, insegnante della classe III

Ho pensato a nuove attività. La musica, con l’uso della pianola, con cui sta avendo successo e a cui si è appassionato. Un laboratorio di arte e immagine con materiali per lui nuovi, come i colori a tempera, che non ha mai usato. La mascherina obbligatoria per l’insegnante, per lui è una forte limitazione perché non può ricevere gli stimoli delle espressioni facciali che, per un bambino autistico, sono di per sé già difficili da decifrare.

Manuela, insegnante di sostegno su alunno autistico non verbale

Questa intervista è stata condotta dopo una sola settimana dall’inizio del nuovo anno scolastico. I messaggi dei media lasciavano presagire restrizioni più severe e, sicuramente, molti insegnanti, genitori e bambini si sono sentiti rassicurati nell’apprendere che la mascherina era obbligatoria solo nei contatti ravvicinati e non durante l’intera permanenza nell’ambiente scolastico.

Dopo circa un mese, mentre questa intervista trova la sua pubblicazione, gli abitanti della scuola iniziano a percepire la portata delle regole imposte. Gli alunni possono sì stare senza mascherina, ma solo quando sono seduti da soli al loro banco singolo e non parlano con i compagni. L’obbligo scatta non appena ci si alza dalla propria postazione e quindi in tutte le altre situazioni: andare alla lavagna, andare in bagno, scendere e salire le scale, parlare e interagire con gli altri, durante il gioco all’aperto. A mensa la mascherina si può togliere quando si mangia ma per parlare va indossata di nuovo. Mai visto i bambini mangiare tanto velocemente e uscire dal refettorio! E per chi ha un buon appetito, le cose vanno male. Le doppie porzioni sono bandite! Per quanto riguarda gli insegnanti, la tensione cresce. Nessuno sa fino in fondo quanto saranno ritenute responsabili di eventuali contagi. Avranno seguito alla lettera e con religiosa devozione tutte le direttive ministeriali sulla sicurezza? Mentre la questione rimane ancora avvolta nella nebbia, gli insegnanti hanno firmato una dichiarazione che testimonia la loro osservanza delle regole anti-Covid, compreso il rimanere a casa in caso di presenza di un sintomo, anche senza febbre, che sia compatibile con il Covid. Mal di gola, tosse, raffreddore, congiuntivite o diarrea. Ognuno di questi sintomi è compatibile. E così, per la prima volta nella storia della scuola, i malesseri stagionali, stoicamente affrontati dai docenti tra le mura della loro classe e insieme ai loro alunni, diventano potenzialmente pericolosi. Stare a casa per un comune raffreddore o un mal di gola era prima impensabile. Un comportamento indegno. Solo una temperatura oltre i 38˚ C poteva fermare un vero insegnante e solo per pochi giorni. Perché si sa, i bambini hanno bisogno della loro insegnante non di sostituti interscambiabili. L’apprendimento è un processo relazionale e non ha niente a che fare con la trasmissione di meri contenuti. La relazione conta e si costruisce giorno dopo giorno. Se fosse così semplice insegnare, basterebbe mettere in classe un robot. Sicuramente ne saprebbe di più su ogni argomento di qualsiasi essere umano!

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