Focus Uomo

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Costruire e distruggere ponti

Pace: miraggio o reale possibilità

 

Podul peste Dunăre de la Brăila = Ponte sul Danubio a Braila (Romania)

Sincretismo e Paradigma

 «montare ponti è il mestiere più bello del mondo», perché «i ponti uniscono, le frontiere dividono» (Primo Levi)

     Nel giugno di quest'anno 2023, in tempi di pieno conflitto Ucraina-Russia, si è inaugurato il ponte sospeso che attraversa il Danubio nei pressi di Braila in Romania.

     Con una luce massima di 1120 metri, circa 40 metri di altezza, permettendo quindi il passaggio delle navi oceaniche, è il più imponente ponte sul Danubio della Romania e il secondo ponte sospeso più lungo dell'Unione europea dietro allo Storebaeltsforbindelsen in Danimarca.

     Braila è a circa 150 Km. dal Mar Nero, luogo in parte dell'attuale conflitto.

     Una metafora comune per quanto riguarda la realizzazione della pace è quella di costruire ponti, ponti di dialogo.

     La costruzione di ponti caratterizza tutta la storia umana.

     «... Perché vengono costruiti i ponti?

     Da sempre si sono costruiti ponti e da sempre si presentano al nostro immaginario come ciò che ci permette di superare un ostacolo naturale o artificiale: i ponti uniscono ciò che è separato e rappresentano un andare oltre, un travalicare. (...) molto più di una semplice infrastruttura, per divenire metafora di tutto ciò che unisce quel che è separato. È così fin dai tempi degli antichi romani, quando i ponti venivano costruiti per lo più in legno per poter essere distrutti davanti all’avanzare di eventuali nemici. ...» (dal sito web Arma dei Carabinieri)

      Per avanzare quindi. Avanzare in Pace e avanzare in Guerra, giacché il contr'altare di Pace è Guerra.

      Nell'esercito esiste il Reggimento del Genio Pontieri e gli antichi romani erano geniali in tempi di guerra nel costruire i ponti nel far avanzare i suoi soldati.

     Costruiti per la guerra e nella guerra distrutti. Strategie militari in uso ancor oggi.

      «...Quel ponte verso la Crimea al centro dei destini della guerra. Gli ucraini lo colpiscono ancora, uno schiaffo a Putin che ne ha fatto un bandiera.

La guerra adora i ponti di un amore vivo e cupo, adora soprattutto distruggerli quando «bisogna far contro il nemico una barriera» e una formidabile trappola per gli eserciti. ...» (da La Stampa - Domenico Quirico - 18 Luglio 2023)

     A Roma erano geniali anche in tempi di pace con la corporazione dei costruttori di ponti formata dagli specialisti chiamati pontefici (da cui l'appellattivo di Sommo Pontefice).

     Ma che tempi son questi?

  L'inaugurazione di quel ponte a Braila mi fa riflettere su due concetti: sincretismo e paradigma.

 Nel giugno 2019, in occasione della presentazione del libro "Și tu poți schimba lumea" (Anche tu puoi cambiare il mondo) di Daisaku Ikeda(1), il Dr. Drăgulin Sabin, Redattore Capo della storica rivista romena “Timpul” della quale fu Redattore Capo Mihai Eminescu(2), esattamente 100 anni prima dell’arrivo di Ikeda a Bucarest, il Dr Sabin ha concepito un sincretismo tra Mihai Eminescu e Daisaku Ikeda circa il concetto di Pace mondiale, sottolineando che è giunto il tempo del cambio di paradigma per l’arricchimento dell’umanità anche dal punto di vista economico. Non la guerra porti crescita, ma sia la pace a produrla, con un concetto di Nuovo Umanesimo come già anticipato da Mircea Eliade(3).

     Cosa mi si intende con i due termini?

     Sincretismo = Incontro fra culture diverse che genera mescolanze, interazioni e fusioni fra elementi culturali eterogenei.

     Metafora dei ponti per la Pace tra la gente!

     Paradigma = ciò che costituisce un termine generale di riferimento, che ha valore esemplare.

     Cambio del paradigma.

     Il ponte di Braila non è stato costruito per la guerra bensì, con un costo pari a 435 milioni di €. finanziato in parte dall'Unione europea, con l'obiettivo di sviluppare l'economia del Distretto di Tulcea e di tutta l'area del Delta del Danubio.

     Se il "io tengo famiglia" permette alla gente di avere un lavoro retribuito anche se trattasi di un impiego nelle aziende che producono e commercializzano armi, quante famiglie hanno ottenuto una risorsa economica dalla costruzione di questo ponte? Ingegnieri, maestranze comuni, operai, in quanti hanno usufruito di un benessere dal finanziamento di questa costruzione? e a catena quante persone dell'indotto? Quante persone delle aziende che producono beni necessarie e utili agli addetti alla costruzione?

      Risorse economiche distolte da quelle necessarie al paradigma della guerra.

      Anche vedo, nel mio transito dal paese verso la città dove vivo in Romania, squadre di operai, con i loro coordinatori, indaffarate ai bordi delle strade addetti alle riparazioni e a costruirne miglioramenti. Non si alimenta così un flusso economico che si distribuisce e si allarga tra la gente? con costi per tutta la comunità inferiori in ogni caso al costo della costruzione di armi? Perché una volta costruite, le armi bisogna venderle, giah! come il produttore di formaggi che deve vendere il suo prodotto, e quale è il "mercato" che può assorbirle se non la guerra?

       Se non c'è guerra non si vendono armi, ma l'economia ristagna?

       Non mi pare e mi sembra che il "boom economico" in Italia, negli anni dopo la seconda guerra mondiale, sia derivato dalle appassionanti energie della ricostruzione post bellica.

       C'è qualcosa che non capisco. Mi sembra infatti che, più forte ancora dell'alimentare le guerre per costruire armi, le grandi potenze anelino a occupare posti importanti nella corsa alla ricostruzione dei danni prodotti dalle guerre. Un circolo vizioso alimentato da una perversa avidità.

       Ci sono danni di morti e sofferenze fisiche ed emozionali che non potranno mai essere ripagati. Perché non utilizzare da subito le risorse per costruire vite degne di essere vissute, in pace e armonia con se stessi, gli altri e la natura, invece di prima distruggere e poi ricostruire?

       Cambiamolo infine il paradigma.

       Parliamoci, dialoghiamo, costruiamo e transitiamo sui ponti del dialogo, abbattiamo le frontiere, conosciamoci ed apprezziamoci le differenze.

       Boh, penso troppo, c'è più di qualcosa che non capisco.

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(1) Daisaku Ikeda - è un filosofo, scrittore, educatore, maestro buddhista e attivista

     giapponese, terzo presidente della sezione nazionale giapponese della Soka Gakkai nel

     periodo 1960-1979, anno dal quale ricopre la carica di presidente onorario, ed è

     attualmente il presidente della Soka Gakkai International.

(2) Mihai Eminescu - è stato un poeta, filologo, scrittore, giornalista e politico romeno.

    Scrittore tardo-romantico, è il più noto poeta romeno.

(3) Mircea Eliade - è stato uno storico delle religioni, antropologo, scrittore, filosofo,

    orientalista, mitografo, saggista ed esoterista rumeno. Uomo di grande cultura,

    assiduo viaggiatore, parlava e scriveva correntemente otto lingue: rumeno, francese,

    tedesco, italiano, inglese, ebraico, persiano e sanscrito

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