Focus Uomo

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Tre emisferi, ovvero pensare di pancia.

reflecții despre Știință și Spiritualitate într-o după-amiază de vară sub copacii din grădină (=riflessioni su Scienza e Spiritualità in un pomeriggio d'estate sotto gli alberi in giardino)

Vivo in Romania. Nell'apprendere la lingua, mi soffermo sull'appropriatezza dei verbi "auzi" e "simpti" (= "udire" e "sentire"). Nel parlato, in italiano li usiamo quasi indifferentemente, invece in romeno udire rappresenta più l'aspetto tecnico dell'ascolto, mentre sentire è quello più intimo, più emozionale, più spirituale.

Ecco, se la scienza si occupa delle onde sonore per approfondirne la meccanica, spronando la tecnologia a realizzare apparati sempre più sofisticati per l'ascoltare a distanza, la spiritualità invece si occupa delle onde emozionali.

Scienza e Spiritualità, non Tecnologia e non Religione, mi chiedo se hanno in comune una base, così da poterle percepire e poi coscientizzare.

Come base comune hanno il pensare, dico io.

Si dice che il pensiero origina nel cervello e la scienza analizza l'esistenza di due emisferi(*), con attributi e compiti differenti, se pure complementari. Eppure la spiegazione dei due emisferi è ancora insufficiente, ancora parziale. Infatti, sempre a livello scientifico, oggi si parla di asse intestino-cervello (gut-brain axis).

Ricordo di aver letto che, il sistema neurovegetativo ha nell'intestino uno dei centri vitali più importanti nel regolare il livello di benessere non solo fisico, ma anche mentale.

Mi piace riflettere su questo, nel pomeriggio d'estate all'ombra degli alberi in giardino.

L'intestino condiziona il cervello e quindi anche la qualità dei pensieri, oltre che lo stato emozionale, proprio grazie all'azione di sostanze prodotte dall'intestino e di nervi, che dall'intestino arrivano al cervello.

Circa Scienza e Spiritualità, posso quindi, riassumere a me stesso che la Scienza si occupa di indagare i meccanismi della materia tangibile, mentre la Spiritualità si occupa del livello di realtà non percepibile con i sensi fisici, situato oltre quello della materia tangibile.

«La persona spirituale è tale perché lavora sulla propria interiorità, su ciò che nel linguaggio tradizionale chiamiamo "anima". Vi lavora anche a partire dal corpo» - scrive Vito Mancuso in "Obbedienza e libertà".

Questione di udire e questione di sentire, torno a dire a me stesso, ma come divengo cosciente di questo, io non studioso di scienze?

Che esempi traggo dalle mie esperienze di vita?

I miei cani e i miei gatti comunicano con me senza far ricorso ad un linguaggio, anche quando non ci vediamo negli occhi. "Gli manca solo la parola", è l'espressione comune di chi ama un cane.

E le esperienze di sincronicità? Del tipo: “Ho pensato a lui e mi telefona; ho pensato a lui e lo incontro”.

Esiste davvero un livello di comunicazione oltre l'udire?

Un livello di coscienza cosmica dove la comunicazione è oltre l'udire, come già dice qualcuno?

La razionalità fatica a comprenderlo, ma il mio corpo conferma, ad esempio quando rendo attivo un intuito. Può sembrare non elegante descriverlo, eppure ogni volta che sono sulla strada giusta nel seguire un intuito, sento un movimento intestinale, la pancia mi invia segnale di conferma sulla correttezza di quanto pensato e dell'azione che attivo: una sensazione di benessere spirituale, oltre che fisica, dopo la corsa in toilette.

Ecco che anche la metafora conclusiva della scuola guida, circa Scienza e Spiritualità, mi viene di pancia.

Le conoscenze della Scienza sono come quelle che si apprendono in una scuola guida: motore, regole stradali, tecnica di conduzione, ecc…; la Spiritualità riguarda invece l'agire per intraprendere il percorso e giungere alla località che desideriamo raggiungere.

Accendi il motore, ingrana la marcia, rilascia la frizione e vai.

C'è chi ha coniato l'espressione "Scienza della Felicità".

Siamo nati per essere felici, insegnava Josei Toda, il secondo presidente della Soka Gakkai (Società per la creazione di valore).

E se la Spiritualità è come un processo in due fasi: la prima relativa alla crescita interiore e la seconda alla manifestazione di questo risultato nell'esperienza quotidiana del mondo, così è per la Felicità.

Per l'Umanità tutta quindi, essere felici è un diritto, ma soprattutto è un dovere cercare di esserlo.

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(*)1981, Roger Sperry vinse il premio Nobel per aver scoperto le funzioni dei due emisferi cerebali.

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