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Pochezza umana e mondiali in Qatar, riflessioni su: “Il calcio non c’entra nulla con la politica”
"Non si illudano i politici di essere il potere, essi ne sono semplicemente la parodia o al massimo il sottoscala
Anche indignarsi è un'emozione e i vecchi cuori granata si emozionano.
Le emozioni racchiuse nell'articolo di Carmelo Pennisi, pubblicato nel sito on-line di Toro News, appena dopo i campionati mondiali di calcio del Qatar, hanno preso anche me.
Scrittore, sceneggiatore e regista, tifosissimo granata (annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino), Pennisi scrive, in questo suo articolo:
... metodi da delirio di onnipotenza, cercando di convincersi, e di convincerci, di una non meglio capacità taumaturgica del calcio, di favorire diritti e di fermare contese. C’è una evoluzione dello “schifo” rispetto ai mondiali del 1978 in Argentina e alle Olimpiadi di Berlino del 1936, la tecnica si è raffinata e si corrompe l’occidente “persuadendolo”, a forza di “buoni argomenti” (soldi), di un Qatar avviato verso un percorso di riforme e di nuove libertà.
I mondiali di calcio in Argentina furono fortemente voluti dalla giunta militare, guidata dal generale Jorge Videla.
“Il calcio non c’entra nulla con la politica”, era ed è il mantra che più falso non si può.
... La giunta militare di Videla spendette 500 milioni di dollari (una cifra spaventosa per il 1978 e per un Paese avviatosi ad avere oltre il 400% di inflazione annua), per mettere in piedi una rassegna iridata, con lo scopo di far accettare al mondo il nuovo corso politico argentino...una giunta militare talmente feroce, da sorridere e festeggiare per una Coppa del Mondo alzata da Daniel Passarella, mentre in vari scantinati di Buenos Aires si procedeva senza sosta alle torture e alle uccisioni.
E i mondiali di calcio in Qatar?
“Il calcio non c’entra nulla con la politica”... È una boutade talmente grossa, da destare sospetti nella magistratura belga, lesta a scoperchiare un giro di tangenti di parlamentari e funzionari europei desiderosi, in cambio della giusta mercede, di “vendere” buoni giudizi, in favore di un emirato molto generoso con amici vecchi e soprattutto, nuovi.
... I ricchi (sfondati) satrapi arabi stanno comprando l’anima dell’Europa con una facilità imbarazzante, avendola giustamente sgamata e inquadrata come un lembo ripiegato esclusivamente sui diritti civili, trasformatesi dalle nostre parti in propaggine di egoismi da soddisfare ad ogni costo. Anche a costo della credibilità dei diritti stessi.
Pennisi, vecchio cuore granata, come così anch'io, scrive e lo avrei voluto scrivere io:
... diventiamo un paradosso della Storia: in ginocchio per chiedere giustizia per George Floyd, in “ginocchio”, in cambio di mazzette, a creare buona reputazione al Qatar.
... procacciatori di lavoro in Qatar, i nuovi “caporali” dello sfruttamento del mondo 2.0.
“Possibile che nessuno si sia accorto che qualcosa non andava? Possibile che nessuno si sia insospettito?”,
... la politica contemporanea è così, si sveglia solo quando deve velocemente mettere una toppa, su un buco troppo indecente da poter essere lasciato aperto o perché qualche riunione di lobbisty mondialisti gli dice esattamente cosa fare, brandendo la frusta dei mercati finanziari e pronti a ricordargli come di fondo contino davvero poco.
Non si illudano i politici di essere il potere, essi ne sono semplicemente la parodia o al massimo il sottoscala.
Tralasciamo la classe giornalistica nostrana, immediatamente polarizzatesi sulle esigenze della destra e della sinistra, che non riesce proprio a chiedersi e a trovare una risposta credibile sul perché i qatarini stiano corrompendo mezzo mondo occidentale.
...Chi scrive ha visto con i suoi occhi lunghe file di potenti Amministratori Delegati di potenti aziende, conglomerati e multinazionali formarsi davanti ad emissari dell’Emiro, nella speranza di ricevere fondi da uno dei più ricchi fondi sovrani del mondo. Inoltre, la “Qatar Investiment” è da tempo uno dei pilastri della “City” di Londra.
Pennisi ricorda che Jorge Carrascosa, che si dimise dalla nazionale mentre ne era capitano, rifiutando la partecipazione ai mondiali sopra citati, adducendo motivi personali, in seguito dichiarò di essere logorato dalla pressione mediatica e dall'ossessione per il successo, tipica del mondo del calcio e in una intervista concessa, dopo lunghi anni di silenzio, qualche tempo fa, disse: “L’uomo deve continuare a cercare, a farsi delle domande. Chi lavora, ha l’obbligo morale di contribuire al miglioramento del suo lavoro e del mondo: coi fatti.
Alla mia età sono verso la fine della partita. Mi sembra di averla giocata bene”.
"Ripartire da queste parole non sarebbe male."
Chiosa Pennisi, vecchio cuore granata, anche lui, e... i vecchi cuori granata si emozionano.
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(*)Carmelo Pennisi
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