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Illuminismo è avere il coraggio di utilizzare la propria testa, riconquistando la più preziosa delle sovranità: la sovranità mentale, che non è altro che disporre della nostra testa in modo libero e provare ad affrontare i temi che ci sollecitano da una diversa prospettiva, rispetto a quella che ci viene proposta.
Le riflessioni che seguono sono state suscitate dalla visione di un film: Detachment, uscito una decina di anni fa.
Il protagonista, Henry Barthes, supplente di letteratura al liceo, è un uomo solitario e introverso, che porta dentro di sé un’antica ferita e cerca di tenere gli altri a distanza. Quando un nuovo incarico lo conduce in un degradato istituto pubblico della periferia americana, il supplente deve fare i conti con una realtà opprimente: giovani senza ambizioni e speranze per il futuro, genitori disinteressati e assenti, professori disillusi e demotivati, invasi da un senso di impotenza e frustrazione, che ha pian piano polverizzato ogni traccia di entusiasmo, ha trasformato il desiderio di fare la differenza in vana velleità, giungendo ad infettare anche le loro vite private, in lenta e inesorabile dissoluzione.
In questo contesto sociale, caratterizzato dal degrado e dall’assenza di prospettive, la diversità di Henry è evidente e gli consente di conquistare il rispetto e la partecipazione dei ragazzi che si trova di fronte, a cui tenta di insegnare ad esercitare il pensiero critico a partire dalla penna dei poeti; una passione che lo accende e gli permette di salvare la propria anima, mentre cerca di afferrare isole alla deriva, anche se, quasi inevitabilmente, l’impatto tra pianeti arrabbiati e fragili, genera deflagrazioni irreversibili.
Il docente pone domande, stimola a porsi domande, domande come queste:
Come si riesce a immaginare qualcosa, se le immagini ci vengono costantemente fornite da altri? Cos’è il bi-pensiero? E stimola gli studenti a rispondere.
E, se si riflette, la risposta arriva.
Una studentessa, solitamente in disparte e costantemente derisa dai compagni per il suo aspetto fisico, timidamente alza la mano:
“Bi-pensiero significa avere due pensieri opposti contemporaneamente e credere che entrambi siano veri. Significa credere scientemente a delle bugie, pur sapendo che sono tali”.
Risposta che richiama alla mia mente la realtà di questi ultimi anni, in cui siamo stati tempestati da messaggi contrastanti tra loro, di cui spesso è stato difficile cogliere la logica, messaggi che hanno inquinato, in molti di noi, la capacità di pensare e giudicare e, di conseguenza, di scegliere consapevolmente.
Inoltre è diventato sempre più difficile esprimere idee, che non siano in linea con il pensiero dominante, in quanto è sempre più evidente il fatto che siamo di fronte ad un'egemonia culturale, rappresentata dal pensiero unico, una fusione di liberalismo e progressismo.
Un pensiero massificato, orizzontale, con parole d'ordine, che vengono continuamente ripetute: rivoluzione digitale, mondo multiculturale, nuovi diritti, transizione ecologica…
Un pensiero uniforme che sta livellando, colonizzando tutto, un'egemonia culturale nelle mani delle multinazionali, che regolano la cultura dell'Occidente, in cui la censura non è stata mai così forte.
Il periodo pandemico ha rappresentato un acceleratore ad un processo, già in atto, di distruzione dell'identità nazionale e delle comunità. Ha diviso e allontanato le persone, dentro e fuori dalle famiglie e ha avuto contraccolpi anche sull'integrazione interna, a causa dei messaggi contrastanti e illogici, che si si sono continuamente giustapposti.
Alcune persone, per difendersi o perché deluse, per sottrarsi alla pressione continua, sono regredite a livello intellettuale, morale, sono diventate disimpegnate, hanno smesso sempre più di farsi domande, di riflettere, di confrontarsi con altri, di informarsi, di leggere e hanno cercato di tornare alla loro tranquillità pre-pandemica, chiudendo gli occhi di fronte al radicale cambiamento della realtà, restando attaccati a quel poco di normalità, che erano riusciti a conservare.
Un’altra frase del film, riferita da un docente disincantato, mi viene in aiuto per descrivere questo fenomeno: “Ho provato a cambiare qualcosa. Ci ho provato. Onestamente. Questa è la fregatura. È che tutti noi abbiamo troppe storie di cui occuparci e questo ci distrae dall'obiettivo. Così ci lasciamo vivere. Certi giorni va meglio, altri va peggio e così, lo spazio per noi e per gli altri, si riduce.”
Altri, invece, si sono come risvegliati, hanno cominciato a lavorare su se stessi e hanno faticosamente intrapreso un cammino di elevazione spirituale, che ha reso loro chiara la seduzione del sistema. Sono diventati consapevoli del fatto che si sta facendo strada un pensiero anti-identitario, che si esprime a diversi livelli e in diversi ambiti.
In gioco c’è un appiattimento del gusto. Siamo sempre più invasi da prodotti non nazionali, prodotti esotici e presto lo saremo da alimenti costituiti da farine di insetti o prodotti in modo artificiale e chimico, mentre sarebbe importante cercare di salvaguardare l'identità locale e il patrimonio del nostro territorio, resistere contro un potere globale, che fa di tutto per cancellare ogni peculiarità, ogni sapore e gusto locale, con l'obiettivo, sembrerebbe, di distruggere la tradizione, il legame con il proprio territorio e rimodellare la nutrizione in tutta Europa.
Attualmente quelle che vengono definite “proteine alternative” vengono proposte come un'opzione in più, ma sarà sempre così?
I cibi sintetici, presentati come il cibo del futuro che salverà il mondo, hanno a che fare con questioni geopolitiche e farmacologiche e rischiano di distruggere la filiera e causare un pericoloso monopolio sul cibo.
Chi era contrario agli OGM e preoccupato per il monopolio delle sementi, ora dovrebbe impallidire di fronte al pericolo di un monopolio dei cibi da parte di quattro o cinque proprietari delle tecnologie, dotati del potere di accendere o spegnere un bioreattore e decidere come sfamarci.
La “carne sintetica” è inoltre una coltura cellulare, fatta con un bioreattore, attraverso un processo biotecnologico, quindi un prodotto completamente artificiale. L’effetto che avrà sulla nostra salute ci è sconosciuto...
2. Linguistico
È di questi giorni la proposta di legge per la tutela/difesa della lingua italiana da un utilizzo smodato di termini stranieri che hanno un corrispettivo italiano; contro l'uso scorretto della grafia, contro l'appiattimento del linguaggio, che si è fatto scarno e ripete poche parole colonizzate; impegnata a difendere un linguaggio che lasci fluire il pensiero, la libertà intellettuale, la voglia di esporsi, offrendo il petto al vento contrario.
3. Sessuale.
Identità fluida: non più legata al corpo, maschile o femminile con cui nasci, ma al tuo sentire, al tuo riconoscerti appartenente a un sesso o a un altro. Legittimo, certo, permettere ad ognuno di esprimere la propria identità sessuale, senza che questo implichi discriminazione, ma credo che il bisogno di rendere pubbliche e sbandierare le proprie preferenze sessuali, sia legato al non sentirsi riconosciuti e non legittimati a viverle. Ritengo che giustizia non sia farsi chiamare con l’asterisco, come se non si avesse nessuna identità, lottare per “l’ortograficamente corretto”. Queste battaglie rischiano di essere un diversivo, un modo per distrarci dal fatto che negli ultimi anni, uno a uno, inesorabilmente, stiamo perdendo diritti faticosamente conquistati, in primis i diritti civili (pensiamo al periodo pandemico, in cui sono stati sospesi diritti fondamentali, diritti che abbiamo solo in parte riconquistato e che ci possono essere tolti da un momento all’altro).
Vorrei portare come esempio un fatto di cronaca, accaduto in questo periodo in Inghilterra: una docente precaria di filosofia di una scuola privata femminile, entra in classe e saluta le studentesse con un “Buongiorno ragazze”. Alcune di esse, non riconoscendosi donne, insorgono, lamentando che c’è stata discriminazione nei loro confronti, in quanto non ne ha riconosciuto le preferenze sessuali. La docente non solo è costretta a scusarsi, ma non le viene rinnovato il contratto, in quanto colpevole di aver usato un linguaggio intriso di pregiudizi.
Di fronte a un licenziamento, avvenuto perché si è violato il tabù del nuovo lessico “genderisticamente” corretto, mi chiedo: le battaglie per la giustizia sociale, per il lavoro, per i diritti civili, sono diventate le lotte di coloro che non sanno stare compostamente a tavola dei “globalisti neoliberisti?”.
3. Etico.
Un esempio può essere il transumanesimo che, mentre nel secolo scorso pensava all'uomo come un essere che non rinuncia alla sua umanità, ma trascende se stesso e si migliora dal punto di vista spirituale, oggi fa riferimento all’oltre umano, un essere umano che si assoggetta alla scienza e alla tecnica, infallibili e onnipotenti.
L'idea cardine che porta avanti è che, tra non molto, l'essere umano riuscirà a sostituirsi a Dio e poi, a sua volta, sarà sostituito dall'intelligenza artificiale.
La credenza sottostante è il non avere limiti e non porsi più limiti di natura etica, mentre ciò che caratterizza l'umano è proprio la finitudine, la mortalità; tutti elementi messi in discussione dal transumanesimo, che allontana l'uomo dalla spiritualità e dall'origine della vita.
L’intelligenza artificiale, l’automazione, presentata per anni come opportunità di liberarsi dai lavori ripetitivi e particolarmente faticosi, ora rischia di soppiantare un numero impressionante di lavori e non solo manuali (giornalisti, avvocati, operatori sociali, sanitari…), modificandone profondamente la qualità, l’aspetto umano che li caratterizza ed approfondendo la crisi economica, in cui già siano tristemente immersi; per non parlare del rischio esistenziale a cui siamo esposti, in quanto l’intelligenza artificiale, nel caso in cui riuscisse a bypassare le reti che la controllano, potrebbe manipolare l’essere umano, con ripercussioni sull’intera umanità.
Alcuni, di fronte a rischi di questa portata, hanno richiesto una “pausa di riflessione”, altri, come Elon Musk, hanno prospettato soluzioni transumaniste, come il potenziamento dell’essere umano, attraverso la sua ibridazione con le macchine.
Un altro esempio può essere costituito dall'utero in affitto che, in apparenza, può sembrare la possibilità di soddisfare il legittimo desiderio di maternità e paternità, in realtà produce una forma di nuova schiavitù, che sfrutta la povertà e svilisce le donne, trasformandole in incubatrici e i bambini in merci, prodotti.
Qualcuno avvicina questa pratica all'adozione, ma la natura di quest'ultima è completamente diversa, in quanto ristabilisce qualcosa che il bambino ha perso.
In questo secondo caso il diritto del bambino ad avere una famiglia, prevale rispetto al
desiderio dei genitori.
Qualcuno potrà dire che stiamo guardando solo i rischi a cui il nuovo ci potrebbe esporre, che vogliamo rallentare il cambiamento per paura e non vediamo le meraviglie che la tecnologia ci sta aprendo, che siamo retrogradi, egoisti e non permettiamo di soddisfare legittimi desideri e l’espressione di sacrosanti diritti.
Può darsi…
Il monito è di restare svegli, l’invito è di riflettere su ciò che ci viene proposto e non accettarlo acriticamente, di informarsi, confrontarsi, valutare i pro e i contro di ogni opportunità, di non smettere mai di porsi domande, difenderci dal pensiero pensato, piuttosto che pensante, ricordandoci sempre che - e di nuovo ci vengono in aiuto parole del film:
“Ogni minuto della nostra vita, 24 ore su 24, le entità del potere lavorano sodo per annientarci il cervello. E allora, per difendere la nostra identità e preservare i nostri processi mentali dall'assimilazione passiva di un mare di idiozie la sola cosa è leggere, per stimolare l'immaginazione e la libertà di pensiero e coltivare la nostra coscienza, secondo il nostro sistema di credenze. Fidatevi, l'unico modo per sopravvivere è poter preservare la nostra mente!”.
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