Psiche e Corpo

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Guerra e pace dentro noi: cosa scegliamo?

di Laura Noseda Osteopata

Eauspicabile un atteggiamento di autocritica quando reagiamo a input esterni negativi, per evitare squilibri psico-fisici.

Abbiamo vissuto il periodo della pandemia, del lockdown. E quando i media hanno deciso di non parlarne più, per dare spazio alla guerra in Ucraina, lo stato di allerta, in cui ci trovavamo, è proseguito.

Ma in realtà le guerre ci sono da sempre, disseminate in diverse parti del mondo, la differenza è che questa è vicina a noi, quindi ci sentiamo in pericolo.

In un tempo relativamente breve si sono susseguiti tanti cambiamenti: il periodo della reclusione in casa, del lockdown, da soli o con membri della famiglia, la trasformazione del lavoro che, per chi ha potuto continuarlo, spesso è stato effettuato in smart working, senza contatti diretti con i colleghi e l’ambiente solito. Aggiungiamo anche la paura dell’altro, di chi si  incontrava in coda in posta o negli uffici, nei negozi, paura che potesse essere l’untore, senza chiederci se rischiassimo di esserlo noi.

Questi eventi, che abbiamo subito, ci hanno cambiato e si sono riversati anche nel nostro corpo.

Da quando ho potuto ricominciare a lavorare fino ad oggi, ho osservato diversi modi di reagire alla realtà vissuta in questi anni e, facendo riferimento ad alcune costanti e similitudini, sono riuscita a riconoscere quattro macro gruppi di persone.

Il primo macro gruppo è quello che io chiamo le vittime della guerra:  persone che si fanno vincere dalla guerra, diventando vittime degli stimoli esterni negativi. Non vedono e non apprezzano quelli positivi, perché sono convinti che non ce ne siano di veri. Persone che diventano distimiche, ansiose e possono entrare nello stato depressivo conclamato. Questo gruppo è costituito da pazienti che hanno sviluppato degli stati ansiosi, paura di uscire e incontrare altre persone, preferenza a relazionarsi a distanza, se possibile, per non rischiare di contrarre il virus. Questa ansia, se si trattava di persone sole, si era sviluppata in un senso di rassegnazione, di accettazione, loro malgrado, degli eventi esterni. Dal punto di vista della postura  si poteva notare una completa alterazione, molto più in chiusura anteriore, cosa che comportava una respirazione diaframmatica debole, che non permetteva una digestione corretta, rigidità dei muscoli respiratori accessori, che partono dalla cervicale e arrivano alle coste alte, come di tutta la zona cervicale e della porzione superiore delle spalle.

 Associate a questo si osservavano alcune disfunzioni a livello di digestione e del tratto intestinale che, se non esistevano prima, ora c’erano o erano più accentuate. La tensione della muscolatura era una contrattura generalizzata, che si sovrapponeva al loro schema posturale precedente, aggravandolo e dando maggiori dolori.

Con alcuni di questi pazienti ho utilizzato la tecnica di biodinamica, cercando di armonizzare e rilassare tutto l’organismo anche a livello mentale. Altri, per poter avere dei miglioramenti nel corpo, ho dovuto indirizzarli ad un professionista, che si occupasse della parte psicologica, E’ inutile, infatti,  pensare che l’osteopatia sia la chiave per risolvere ogni dolore o problema di una persona, talvolta è necessario collaborare con altri professionisti per il bene e la salute del paziente.

Il secondo macro gruppo lo chiamo il gruppo della pace. E’ costituito da quei pazienti che minimizzano in maniera esagerata gli eventi esterni. Non si vogliono far coinvolgere dalle notizie del mondo e mantengono il loro stato di calma e pace interiore. Questa è un’altra faccia della paura. Infatti sono persone che, pur apparentemente tranquille e non preoccupate, sono statiche nei loro progetti o interessi, che vogliono mantenere la situazione così come è, perché la conoscono e pensano di riuscire a gestirla. Non cercano il cambiamento o il miglioramento. Sono persone statiche, che vivono in un mondo di cambiamenti giornalieri. A livello lavorativo riscontro molte contratture muscolari, non come quelle sulle persone ansiose, meno generalizzate, ma importanti anche queste. La postura non è propriamente in apertura, ma cerca di avvicinarsi. E' una postura autoimposta, ma quasi mai corrisponde all'atteggiamento assunto. Quindi si rilevano tante contratture forzate generalizzate. I disturbi possono essere forme di gastrite, cefalee, intestino non regolare.

In loro ci sono delle alterazioni dei periodi di sonno e veglia. E, se aumentano, i piccoli disturbi vengono imputati a qualcosa di passeggero. Questi pazienti sono quelli che devo trattare con molto equilibrio, non posso rilasciare le contratture, e tutto quello che comportano, in maniera totale, altrimenti si creerebbe un disequilibrio tra la parte corporea e la parte mentale. Quindi le modificazioni devono essere graduali, nel rispetto della persona nella sua totalità.

Il terzo macro gruppo lo chiamo dei cercatori di pace. Sono quelle persone che, nonostante gli input esterni siano importanti in senso negativo, cercano quotidianamente la loro pace interna, pensano al proprio benessere psico-fisico, imponendosi di stare bene, come se nulla li scalfisse dall'esterno. E' differente dal gruppo precedente, perché qui siamo di fronte a persone che si pongono obiettivi, fanno progetti, proprio per dimostrarsi che, anche se lo stato di allarme esterno esiste, loro non vengono minimamente toccati. Pensano di essere molto forti e di combattere la guerra esterna con la loro pace forzata, solo per non soccombere. Gli obiettivi e i progetti esistono e sono le ancore a cui si aggrappano per mantenere quello stato di pace, che in realtà non esiste. Sono mosse da spirito di rivalsa nei confronti del loro ambiente. Non vogliono il riconoscimento sociale, è una forma di reazione abbastanza egoistica, centrata sulla propria persona.

Dal punto di vista osteopatico il loro organismo è in grande disequilibrio, proprio perché il corpo risponde alla reazione di allarme che proviene dall'esterno e la parte mentale viene forzata ad andare verso il lato opposto. Con queste persone è necessario far fronte alle contratture e ai disequilibri viscerali con molta attenzione. Non è consigliabile cercare di rilasciare le contratture o le zone di tensione, di approcciare la parte viscerale in accordo con gli altri sistemi del corpo, senza badare alle richieste di mantenimento dello status quo. Si deve cercare di riequilibrare, senza disturbare il disequilibrio voluto e creato dal paziente. Quindi l'intervento deve essere molto calibrato, atto a incontrare l'efficacia necessaria, ma senza creare un ulteriore trauma allo stato di disequilibrio. Con alcuni trattamenti si riesce a riportare equilibrio all'organismo e anche la parte mentale si adegua di conseguenza. Nel caso in cui questo processo non sia così immediato o la resistenza del paziente sia troppo alta, solitamente gli  consiglio un trattamento psicologico.

Il quarto gruppo è quello che chiamo i sostenitori della guerra. Sono coloro che prediligono lo stato di guerra interiore. Sempre. Sono quelle persone a cui piace essere sempre agguerriti, sempre in lotta per qualcosa, sempre pronti a prendersela per qualsiasi cosa. A loro piace essere in assetto di guerra, anche se sono in periodo di pace. E se non gli piace, si capisce che è sempre stata la prima reazione che hanno avuto in caso di stimoli esterni negativi. E hanno mantenuto questo modo di rispondere. Sono le persone in guerra con se stesse, con qualsiasi cosa sia al di fuori dai loro schemi, che trovano sempre un motivo per rimanere in stato di allarme. Dal punto di vista osteopatico riscontro, in queste persone, l'atteggiamento tipico di chi lotta, quindi una postura protesa in avanti, rigidità importanti a livello di quasi tutti i comparti del corpo, soprattutto la porzione delle spalle, cervicale, braccia e una certa fatica nel mantenere la postura da parte degli arti inferiori, a discapito delle articolazioni della gamba. Normalmente sono persone magre, che hanno un dispendio energetico enorme, rispetto a quello che viene richiesto, proprio perché sempre in movimento e pronti a rimettere a posto le cose. Devono riconoscere la pace come uno stato di possibile vita, fatta anche di momenti di relax, di momenti in cui si possono permettere anche di stare ferme e godersi quello che hanno intorno.

A partire dalle riflessioni riportate, si evince che sia soccombere, sia imporsi un atteggiamento che non ci appartiene, crea squilibri. Sarebbe auspicabile un atteggiamento autocritico nei confronti dell’ambiente che ci circonda, proprio per evitarci disequilibri psico-fisici e apprezzare meglio la nostra vita.

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