Psiche e Corpo

Psiche e Corpo

Il giro del corpo in otto giorni

Un viaggio breve, ma intenso, alla scoperta di un mondo che ci appartiene da sempre: il Corpo, tempio sacro che ospita la coscienza ed esprime la vita.

Primo giorno, quando accade che: il corpo è forte, vitale, privo di dolore, vede bene, sente bene, ha una giusta temperatura, ha ossa forti, muscoli elastici, chiome fluenti, è ben modellato, è privo di qualsiasi neoformazione, prova piacere, porta avanti la gravidanza e partorisce, assicura lucidità e presenza, danza, canta. Insomma, fa sentire felici.

Secondo giorno, quando accade che: il corpo è debole, duole, non vede, non sente, è troppo caldo o troppo freddo, ha ossa deboli e muscoli contratti, perde i capelli, è troppo grasso o troppo magro, ha neoformazioni, non prova piacere, abortisce, non fa dormire e non vuole riposare, fa sentire in confusione, non riesce né a danzare né a cantare. Insomma, fa sentire infelici.

Terzo giorno, quando accade che: una consapevolezza affiora, ci si accorge che era diventata una consuetudine il sentirsi bene, per lo meno quasi sempre. Lui, il corpo, non aveva sintomi sgradevoli o terribili, consentiva di svolgere una vita normale, garantiva una quotidianità in uno stato di sicurezza. Tutto questo era considerato normale, dovuto. Così era passata la vita, o una parte di essa, senza mai ascoltare quanto lui avesse da dire. Perché diceva sempre qualcosa. Adesso è chiaro: nel tempo che ci è dato e nello scorrere degli accadimenti, occorre sperimentare molte emozioni per comprendere veramente e a fondo quanto i sentimenti - nel bene e nel male - lascino la loro memoria nella parte fisica che ci appartiene. Solo allora ci si accorge, e può essere una rivelazione, quanto poco lo avevamo ascoltato e in quanti momenti non ci eravamo presi cura di lui.

Quarto giorno, quando accade che: il dolore può farsi insopportabile, la diagnosi è drammatica, la vita si trasforma in un attimo e il modo di guardare il mondo è cambiato. Paura, smarrimento, senso di impotenza e la domanda inevitabile: “Perché proprio a me? Perché, corpo mio, mi hai tradita, mi hai tradito così tanto?”. Ma lui non tradisce mai, racconta solo una storia, la nostra. Il corpo, semmai, viene tradito da chi lo abita e condivide la medesima avventura. Così il sintomo ci avverte che troppo è stato osato e che è il momento di riparare. In verità il sintomo è già soluzione, ma può esprimersi con tanto dolore, da non far capire più niente. È il momento della resa dei conti, perché lui urla qualcosa. Occorre ascoltare quell’urlo e cambiare. Cosa? È semplice... il contatto profondo con il corpo. L’ascolto.

Quinto giorno, quando accade che: finalmente si scopre chi siamo, noi e lui.

È il giorno più importante e più lungo, quello nel quale si inizia fare, si incomincia a guadare meno il fuori e più il dentro. Il Tempio Sacro chiama e la salute diventa una profonda risposta d’amore e anche la ricerca di un cambiamento oggettivo, concreto, nella vita che è stata fino ad allora vissuta. Il primo passo magico è ristabilire un contatto autentico con lui. Si deve decidere con forza e iniziare. Non è difficile.

Per esempio: quando bevo acqua... Può essere niente di più di una richiesta, la sete. Ma si può trasformare questo atto in un ascolto attento, in una discesa in profondità. Che strada percorre l’acqua dentro il corpo? La sento scivolare giù, tocca gli organi, li rinfresca, ne seguo il percorso fino allo stomaco, che la riceve con piacere e sorride. Seguo il movimento della peristalsi. Sto con lui, passo passo, lo ascolto nell’intimo. E più si entra nel corpo, più lui se ne accorge e ringrazia. Perché c’è, esiste, è lì.

Per esempio: passo una crema o un unguento sulla pelle. Che meraviglia, la pelle, è il confine che mette in contatto il corpo con il mondo. La pelle fa sentire la vita. Allora la si accarezza dolcemente, con presenza, con gratitudine. Così un atto semplice si trasforma in un atto d’amore, in un messaggio tattile che dice: “Sono qui per te, sei così importante, ti voglio bene, grazie”. Proprio come quando si accarezza chi si ama. Lui se ne accorge e ringrazia.

E continuando nel tempo e nei giorni, piano piano, ci si stringe al corpo, si allaccia il sentire delle cellule a quello del cuore e della mente. La cosa straordinaria è che, così facendo, cambia il modo di vedere il mondo. Il contatto con il corpo si fa costante, continuo, si vive dentro e fuori in simultanea e lui dice la sua, ci orienta, consiglia nella sua infinita saggezza. Quando si sta sempre di più in questa consapevolezza si guarisce, perché lui si sente finalmente accettato, protetto, amato. Nella filosofia taoista si compie ogni giorno il saluto agli organi, come pratica di guarigione. Fa parte di un senso di gratitudine continua per questo sistema perfetto, che consente di fare le cose.

Ringraziare vuol dire accettarsi così come si è. Non è importante essere belle o belli - secondo canoni che ha stabilito qualcun altro - agili, abili, perfetti, performanti, alla moda. Si è già nella perfezione, adesso. In questa accettazione profonda c’è l’inizio della gioia. Nel mantenere il contatto profondo con il corpo, accadono tanti miracoli... l’ambiente che ci circonda cambia e si adegua al messaggio d’amore che inviamo; la gente ci avvicina con piacere, ci apprezza, ci chiama, ci accarezza, ci bacia, ci ama.

Sesto giorno, quando accade che: il cambiamento è in atto.

Adesso guardarsi allo specchio, entrare nello sguardo fino ad arrivare laggiù, in quella profondità dell’essere diventa magia. È cambiato il sorriso. Se non lo si abbandona mai, il corpo, lo si sente danzare dal di dentro. Ogni tessuto inizia a rigenerarsi. Ogni cellula rigenerata, dà vita a nuove cellule, che ricevono un’informazione nuova, fatta di fede nella guarigione, nel cambiamento, nella potenza della Vita. I circuiti neuronali più vecchi e obsoleti si slacciano e si formano nuovi circuiti, grazie a un atteggiamento rinnovato e vibrante. Occorre perseverare e lui cambia. E tu, che lo vivi, senti all’interno una nuova canzone. Arriva una gioia sottile che fa pensare: “Al di là del dolore, che forse ancora sento, c’è gioia, pace, fiducia”. Ogni giorno sorrido ai miei organi, parlo loro con affetto e non li rimprovero mai, mai, mai. Dipende tutto da me.

Settimo giorno, quando accade che: si racconta la prima storia.

Lei è una bella donna di 35 anni, un’atleta dal corpo forte e armonioso. Ha sostenuto mille fatiche e mille allenamenti e adesso è perfetta. Può chiedere al suo corpo qualsiasi cosa e lui la offre, risponde. Un giorno, come un fulmine, arriva una diagnosi che la pietrifica e la donna cade nel panico. Una vita intera si frantuma davanti alla paura. È il momento di fermarsi, darsi tempo e chiedersi cosa sia realmente accaduto, in modo da apportare cambiamenti adeguati. La prima cosa che lei urla è: “Perchè mi hai tradito, tu che eri un corpo così forte bello?” Ci vuole un bel po’ di tempo prima che capisca che, invece, è stata lei a tradirlo. Quando si chiede: “Come hai vissuto finora?” E si scopre che la famiglia di origine è molto rigida, di quelle che impongono alle donne comportamenti e stili di vita adeguati. Non erano i suoi, ma tant’è… Poi il marito… stessa storia. E lei si accorge che non ha mai veramente vissuto la sua vita. Insegnamento: quando si vive una vita che non è la propria, il corpo presenta il conto. È necessario ricercare la verità.

Ottavo giorno, quando accade che: si racconta la seconda storia, che narra di corpi tanto belli, da diventare una prigione per lo spirito. Anche lei è una gran bella donna, alta, folti capelli castani, occhi color nocciola, fisico perfettamente scolpito. Ha circa 40 anni ed è tristissima. Non le manca nulla: un marito che le vuole bene, amici, ottima condizione economica, una figlia, ma la figlia è troppo bella, troppo: si muove con eleganza innata come una dea sperduta sulla Terra. Adesso tutti guardano la figlia, non la madre. E lei, la madre, non lo sopporta, non le era mai successo prima. Se ci parli te lo dice chiaramente: sono gelosa, non valgo più niente. Quale offesa per il corpo! Pericolosa affermazione. Così cerchi di parlare al suo cuore, per dirle che questa sua condizione è una vera fortuna, perché il mondo della forma finisce ed è arrivato il momento di occuparsi della sostanza, altrimenti il corpo soffre tanto… In questa storia, da quel momento, inizia una ricerca spirituale che ancora non è finita.

“Ma dentro di me porto tutti i volti passati, come un albero i suoi cerchi. La loro somma sono io”.

Il libro rosso di Jung.

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