SCIENZA E VITA

Scienza e Vita

L’apprendista calzolaio

Pace: miraggio o reale possibilità

 

Tu puoi, la tua rivoluzione può realizzare la Pace, ma a quale dottrina abbeverarsi?

      La foto illustra, in un’aula femminile romena nella scuola ai tempi di Ceausescu, l’azione di apporre la scritta: “STRADA NOASTRA IN LUPTA PENTRU PACE ESTE INVATATURA” (= La nostra via nella lotta per la pace è l’insegnamento).

      Si dice che la salute non sia assenza di malattia e che pace non sia assenza di guerra, assenza di conflitto.

Come descrive lo stato di pace il monaco buddista giapponese Nichiren Daishonin nel suo scritto “La pratica dell’insegnamento del Budda”?

     “[…] In quell’epoca … il vento non spezzerà i rami o le fronde, né la pioggia cadrà così forte da rompere una zolla. … I disastri si allontaneranno dal Paese e la gente sarà libera dalla sfortuna. Le persone impareranno l’arte di vivere esistenze lunghe e realizzate. …”.

     Vita, in armonia con se stessi e la gente e in rispetto della natura!

       Un’utopia? Quella cosa ancora mai realizzata, come indicava Gino Strada?

       Un libro di Daisaku Ikeda, tradotto in romeno, recita nel titolo “Și tu poți schimba lumea” (= Anche tu puoi cambiare il mondo).

      Mi colpisce il pronome singolare di quel “tu puoi”, invece del plurale “voi potete”.

      Vivo in Romania e mi viene da riflettere sul “potere” di cambiare il mondo, andando a rileggere tratti di storia dell’aspirante ciabattino Nicolae Ceausescu, che riuscì a governare la Romania per oltre 30 anni, da “Conducator”.

       Leggo, dallo scrittore giornalista Grigore Cristian Cartianu, nel suo libro inchiesta: “La fine dei Ceausescu – Morire ammazzati come bestie selvatiche”:

     “[…] L’ideologia internazionalista del comunismo (il nemico non deve essere un altro stato, bensì i regimi borghesi di qualsiasi parte del mondo. Sotto la parola d’ordine: «Proletari di tutto il mondo unitevi», il comunismo perseguiva l’instaurazione di regimi a “democrazia popolare”, vale a dire la dittatura del proletariato) era la dottrina cui si era abbeverato Nicolae Ceausescu durante i suoi anni giovanili, irrequieti e pieni di frustrazioni. L’internazionalismo proletario, le brutali azioni dell’Armata Rossa e il genocidio compiuto dai sovietici nei Paesi occupati, furono pietre miliari nella carriera politica dell’apprendista calzolaio e forse, senza di esse, Ceausescu sarebbe rimasto una persona qualunque. Solo che una volta giunto al potere  in sella al comunismo internazionalista, sterzò verso un comunismo a carattere nazionalista. Fu questo il momento in cui, sentendosi tradita, Mosca vergò il suo nome nella lista nera. Rimaneva solo da decidere il momento in cui sarebbe dovuto essere disarcionato.” 

      Abbiniamo facilmente a grandi personaggi positivi, tipo Gandhi, Mandela ed altri, gli esempi del “potere” di cambiare il mondo, eppure questo potere non può che essere neutro,  né positivo e né negativo, e dipende molto dalla “dottrina” alla quale ci si abbevera.

       Il “tu puoi” è sicuramente in tutti e in ciascuno. Forse importante è fuggire dall'alibi del “qualcuno lo farà”, alibi di indolenza a non agire. Rischio che forse si corre anche nel concetto di Nuovo Umanesimo, nell’attendere l’uomo nuovo che verrà. Nuovo! E il vecchio?

       Perché non affinare conoscenze nell’analizzare esperienze dell’uomo vecchio, sia buone che meno buone?

       Si dice che l’evoluzione delle civiltà passi dallo sviluppo e dall’uso successivo di tre diverse tipologie di forze:

  • la forza del potere fisico,
  • la forza del potere economico,
  • la forza del potere della conoscenza.

     Forse l’apprendista calzolaio aveva intuito, come altri peraltro, che il potere economico è superiore anche al potere delle armi e che questo potere economico tende a soggiogare ogni ideale di sviluppo umanistico, di libertà e di pace. Così impegnò la Romania, con enorme sacrificio del suo popolo, a liberarsi di ogni debito estero.

     Nell’aprile 1989 la Romania saldò tutto il suo debito.

     Leggo, a pagina 70 del libro inchiesta già citato, una dichiarazione dell’ex vice primo ministro in carica nel 1989:

“Dopo il pagamento dei debiti, avanzammo una serie di proposte, che però Ceausescu non prese in considerazione. La nostra esportazione nel 1989 era pari a 5,9 miliardi di dollari, dopo la liquidazione del debito avanzarono 3,7 miliardi. Chiedemmo che da questa eccedenza fosse stornato un miliardo di dollari per la popolazione. Ceausescu disse: -No! I soldi debbono essere destinati all’industria. Non è che adesso che abbiamo pagato i debiti possiamo allentare la cinghia e mangiare tutto ciò che produciamo!-”.

      Nel dicembre dello stesso anno 1989, Nicolae Ceausescu e la sua compagna Elena furono catturati e uccisi, dopo un breve processo sommario ... dai rivoluzionari di Timisoara che presero il potere alla guida della nazione, sostituendosi a lui con una parvenza di democrazia.     

Ossessione per la pace mondiale         (Da web "@historia.romania")

       «...L'ambizione personale di Nicoale Ceausescu di diventare uno dei più grandi promotori della pace nel mondo non si è fermata dopo il clamoroso successo del 1968 (contrarietà all’invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia).

       Il leader rumeno ha sviluppato una vera e propria ossessione per l'idea della pace nel mondo, coinvolgendo la Romania in tutti i progetti internazionali riguardanti questo aspetto.

       L'8 maggio 1981, in occasione del 60° anniversario della fondazione del PCR (Partito Comunista Romeno), Ceausescu tenne un ampio discorso nel quale espose i principi fondamentali e gli obiettivi della politica estera rumena:

       "Nella sua attività internazionale, la Romania socialista pone in primo piano il rafforzare le relazioni di collaborazione con tutti i paesi socialisti e prima di tutto con i loro vicini.

     Agiamo per superare le differenze e rafforzare l'unità e la solidarietà dei paesi socialisti -una condizione essenziale per il successo dello sviluppo del socialismo in ogni Paese- per affermare il proprio prestigio e le idee socialiste nel mondo, come la politica di distensione, indipendenza e pace.

     Prestiamo particolare attenzione alle relazioni con i Paesi in via di sviluppo, come parte della politica di collaborazione contro l'imperialismo e il colonialismo.

      Sviluppiamo le relazioni con i Paesi non allineati, con tutti gli Stati di piccole e medie dimensioni […] Poniamo fermamente alla base di tutte le relazioni internazionali della Romania i principi della piena uguaglianza dei diritti, del rispetto dell’indipendenza e della sovranità nazionale, della non ingerenza negli affari interni, il vantaggio reciproco, rinuncia alla forza e alla minaccia della forza". ... »

      Già! Però come realizzare questo? Le vicende successive e drammatiche pongono l'interrogativo di: "A quale dottrina abbeverarsi?"

 

Ikeda

Bucarest, giugno 1983, incontro Ceausescu - Ikeda

 

      Quale dottrina? No comunismo! Forse democrazia?

      Lo studioso Galtung, fondatore della disciplina degli studi sulla pace e sui conflitti, avverte di non essere d'accordo sul concetto di “democratic peace”, per cui basta essere in presenza di democrazie per avere una garanzia di pace e di non essere d'accordo sul fatto che molti in Occidente affermino che gli Stati democratici siano tendenzialmente pacifici e che pace e democrazia possono rinforzarsi l’una con l’altra.

       Infatti accadde che in Romania fu coniata l'espressione "Democratura", da una dittatura ad un'altra, giacché a condurre la nazione furono gli stessi di prima.

      Fu rivoluzione a Timisoara nel 1989 o fu colpo di stato?

       Malauguratamente, nella sua ubriacatura di potere, l'apprendista calzolaio aveva purtroppo contribuito a rafforzare uno degli elementi che, nella tecnica di disarcionare un "conducator", è funzionale a oscurare motivazioni di chi al potere del mondo c'è veramente e a cui il "tu puoi cambiare il mondo" procura fastidio.

      Nel disarcionamento, la tecnica prevede l'alimentare e lo sfruttare il malcontento della gente e, più importante ancora, la priorità di far fuori, cioè assassinare, i "conducator", i "duci", senza perdite di tempo in pericolosi approfondimenti di regolari processi, che peraltro la dottrina democratica vorrebbe. La storia recente lo dimostra: Ceausescu, Gheddafi, Saddam e persino, mi sento di dire, Mussolini a suo tempo.

      Peraltro, la catena forte della dolce schiavitù della "democratura" è legata al potere del Debito Mondiale Internazionale, da anni motivo di vera guerra in atto tra grandi potenze. Debito che impedisce ogni autentica libertà, più forte ancora del potere delle armi. Lo aveva certamente intuito l'apprendista calzolaio, riuscendo a saldare quello della Romania, ma la sua ubriacatura di megalomania gli impedì di "allentare la cinghia" degli sforzi e della sofferenza della sua gente, come da lui stesso affermato, illuso inoltre di far fronte all'Unione Sovietica, che ancora allora esisteva più forte di lui.

      La riflessione pesante che mi viene da condividere è che, nella declinazione del verbo potere, il "tu puoi" personale deve assolutamente tener conto dei detentori del potere mondiale che, si, "loro possono".

        Arrendersi in partenza? No!

         In attesa dell'uomo nuovo che verrà, come direbbe Lucio Dalla, perché non apprendere dalle esperienze di uomini che nuovi più non sono? 

         Perché non rafforzare la consapevolezza di quel "tu puoi", che suggerisce che l'uomo nuovo infine sei "tu" e agire contro l'alibi dell'indolenza del "qualcuno lo farà"?

        Parafrasando Giorgio Gaber, che già disse "libertà è partecipazione", si può affermare che la pace è partecipare, cioè agire, cercando di adottare le modalità e gli strumenti di un insegnamento corretto.

      In lingua romena "sfida" si traduce sovente "provocare".

       Ecco, se il citato monaco Nichiren titola uno dei suoi scritti più importanti "Adottare l'insegnamento corretto per la Pace nel Paese", la "provocazione" è quella di scoprire quale insegnamento sia corretto, così da completare lo slogan alla lavagna in quell'aula scolastica ai tempi di Ceausescu.

 

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