Arti & Culture

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Il gioco del Teatro

Il gioco del Teatro

L’attività Teatrale nel percorso educativo del bambino e dell’adolescente, è una pratica relativamente recente, che ha portato i temi della creatività (teatro, danza, musica, scrittura) a diventare parte integrante del percorso formativo scolastico, ma non ovunque e tanto si può ancora fare.

 

Una volta c’era il teatro tradizionale, che nei secoli ha trovato posto in vari tipi di edifici, dalle arene greche, alle stazioni medioevali, ai palchi improvvisati della commedia dell’arte, fino ai grandi teatri ottocenteschi con i palchi e i loggioni ed oggi in strutture moderne a gradinata, dalle molteplici possibilità di fruizione.

Ma nel 1967, ci fu un convegno ad Ivrea (To) dove il regista Franco Passatore, portatore di istanze di tanti gruppi e compagnie di un teatro d’innovazione che stava nascendo, sancì la spaccatura tra teatro ufficiale e teatro alternativo per l’infanzia e la gioventù in Italia. Si cercò di superare il concetto di “recita scolastica” finora adottata, soprattutto in ambito oratoriale cattolico, in favore dell’espressione dell’immaginario, patrimonio di tutti e soprattutto dei giovani.

Il fermento culturale, che ha dato la spinta alla nascita dell’animazione teatrale come ricerca di nuove strategie pedagogiche per lo sviluppo dei giovani, si è contemporaneamente sviluppato anche in Europa, attraverso sperimentazioni interessanti: il teatro è diventato quindi, non solo più visto e applaudito, ma anche agito e, si può dire “giocato” dalle nuove generazioni.

Il teatro, o meglio il suo linguaggio, è entrato a pieno titolo nel percorso educativo della scuola, fino alle superiori, acquisendo la funzione di pratica formativa.

Si è sviluppato nel tempo e a ragione il pensiero che il teatro, sotto forma di laboratorio più o meno continuativo, dall’infanzia all’adolescenza, possa svolgere una grande funzione pedagogica, offrendo strumenti creativi utili alla crescita psicologica e culturale, favorire l’aggregazione a livello sociale ed anche approfondire lo studio di autori e tematiche appartenenti a programmi curricolari, con un approccio alternativo e stimolante.

Non è un teatro visto, bensì vissuto in prima persona attraverso un training anche giocoso, stimolante, divertente ed esperienziale, che aiuta i ragazzi a crescere in prima persona.

Si è visto infatti che l’esercizio del palcoscenico, che coinvolge la persona nella sua interezza (mente e corpo), parla all’intelligenza emotiva del ragazzo e lo coinvolge in azioni che fanno emergere il linguaggio della creatività insito in ognuno di noi, offrendo strumenti alternativi di comunicazione con la società.

I valori che tale attività porta con sé sono molto proficui e possiamo elencarli per comprenderli più chiaramente. Il laboratorio di teatro, in tutte le fasi della crescita, può servire a:

-conoscere, valorizzare e migliorare i propri mezzi espressivi.

-imparare le tecniche e le metodologie dello spettacolo.

-conoscere meglio se stesso in rapporto con gli altri, gestendo positivamente le emozioni.

-diventare responsabile del proprio ruolo, all’interno di un lavoro di gruppo

-acquisire e condividere valori importanti, quali autostima, solidarietà, rispetto degli impegni assunti e delle regole della comunità

Le istituzioni scolastiche, dapprima timidamente poi sempre più ampiamente hanno accolto i laboratori teatrali, riconoscendone il valore educativo, tuttavia il teatro non è ancora diventato una materia curricolare e pertanto è relegato ancora oggi a progetto facoltativo.

I programmi ministeriali per la scuole di ogni ordine e grado, non prevedono una specifica voce “Teatro”, parlano piuttosto di “Aree della Creatività”, sostenute spesso solo da Dirigenti scolastici illuminati, che per fortuna non sono pochi.

In molti casi sono gli insegnanti stessi a condurre le attività teatrali con gli alunni, con metodologie appassionate e spontanee, ma spesso non dotate di una vera competenza.

Nei sistemi educativi inglesi e francesi invece, il “drama school” è previsto dai curricula scolastici e viene svolto da operatori specializzati. Ma qualche passo in Italia in tal senso è stato compiuto.

Oggi la figura professionale del formatore teatrale in ambito educativo si è delineata con più chiarezza, dopo anni in cui chi praticava questo mestiere era per lo più un operatore dello spettacolo o un maestro di recitazione, che si era formato nel tempo con l’esperienza. Esistono, anche in Italia corsi specifici, accanto a quelli per diventare attori o registi e, in alcune Università, esistono dei Master in teatro Educativo e Sociale:è il caso dell’Università di Torino e di Napoli. In Veneto esiste anche un’Accademia per pedagoghi teatrali, presso il Teatro Stabile del Veneto.

Auspichiamo pertanto un futuro posto, sempre più in primo piano dell’arte, del teatro, della musica, della danza nei percorsi educativi di ogni ordine e grado di scuola, anche in quei programmi dove apparentemente l’arte e il teatro non paiono trovare posto, come gli istituti professionali ad esempio. L’educazione alla bellezza, all’ascolto, al pensiero trasversale sono elementi fondamentali per una società di persone libere.

“È nel giocare e soltanto mentre si gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità ed è solo nell’essere creativo, che l’individuo scopre il sé. (D. Winnicott – Gioco e realtà -1971)

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