Occhio Critico

Occhio Critico

Risi’atori* in un mare tempestoso.

 Possiamo trasformare la catastrofe annunciata in occasione di emancipazione e progressiva liberazione? Una chance forse la possiamo avere se abbandoniamo la confort zone, sviluppiamo il nostro senso critico, coltiviamo la spiritualità e ci uniamo a quelli che, come noi, sono disposti a navigare in un mare tempestoso.

Emergenza Covid, emergenza guerra, emergenza energetica,… quante emergenze si stanno susseguendo nel giro di pochi anni e quali effetti sta avendo su ognuno di noi il modo in cui vengono gestite?

Il Covid e la paura del contagio hanno portato molte persone a cambiare abitudini, stile di vita, modo di relazionarsi con gli altri, di studiare, di lavorare, di comunicare,….

Non molto tempo fa nessuno si sarebbe sognato di fare riunioni a distanza, lavorare a distanza, studiare a distanza...mentre ora è diventato normale, così normale da pensare, quasi preferire, far tutto da casa, tanto che alcuni studenti universitari, piuttosto che chiedere più aule per far lezione, si battono per avere la possibilità di alternare la DAD alle lezioni in presenza e sempre più persone apprezzano il fatto di poter essere operativi dopo pochi minuti dall’aver messo “giù i piedi dal letto”. Le distanze, si sono azzerate: basta concludere un collegamento, una call,  per poter già aprirne un altro, senza dover muoversi dalla sedia.

Che bello, non c’è quasi bisogno di vestirsi, di uscire di casa, di prendere la macchina o il bus, non si perde tempo, si risparmia…

Si certo ci sono stati morti, persone che sono state portate in ospedale e non hanno più potuto vedere i loro parenti o amici, né ricevere alcun conforto durante il ricovero e, spesso, sono anche morte da sole; abbiamo disumanizzato la nascita, la malattia e la morte; alcuni genitori anziani, definiti soggetti deboli, sono stati separati dai figli, per non rischiare il contagio; i bambini, i ragazzi, i giovani hanno ridotto le occasioni di socialità, addirittura si è insinuata in loro la paura dell’altro e spesso sono rimasti rinchiusi in casa ore e ore davanti ai monitor, per studiare, per giocare, per vivere. Molti hanno perso il lavoro, per effetto della chiusura di locali, negozi e aziende; tanti sono stati sospesi, privati della possibilità di mantenere se stessi e la propria famiglia: medici, personale sanitario, insegnanti (successivamente re-integrati, ma demansionati), ultra cinquantenni, che hanno deciso di non farsi inoculare un siero che, peraltro, ha dimostrato di non essere in grado né di bloccare il contagio, né di prevenire effetti gravi. D’altronde la stessa responsabile commerciale della Pfizer, qualche giorno fa, ha ammesso pubblicamente, che non è stata mai testata l’efficacia dei vaccini nel fermare la trasmissione del Covid, prima della loro immissione sul mercato. Si è assistito non solo ad un'enorme sproporzione tra la promessa, non mantenuta, della tutela della salute collettiva e le conseguenze se non si fossero accettate le misure messe in atto, ma sempre più si è mostrato evidente  che si trattava di una politica coercitiva, piuttosto che sanitaria, da parte di un sistema che voleva verificare quanto eri disposto a perdere, pur di mantenere i privilegi che avevi acquisito nella tua vita.

Alcuni hanno scelto di vaccinarsi, credendo alle parole degli scienziati, che ogni giorno raccomandavano di farlo;  altri lo hanno fatto “torto collo” per non avere problemi, per stare tranquilli, per non dover rinunciare alla loro routine; altri ancora non sono stati disposti a fare compromessi che avrebbero invaso la loro vita, la loro casa, il loro  corpo, limite invalicabile, avendo riconosciuto che la gestione del Covid  non era altro che un acceleratore sociale di un modello di cambiamento della società e hanno deciso di non cedere all’obbligo, nonostante gli effetti violenti che ne sarebbero derivati.

Attualmente, la morsa si è un po' allentata, i sanitari sono stati re-integrati e per far visita ai parenti, ricoverati in ospedale, non è più necessaria la tessera verde, ma la "normalità" è ancora lontana e non si possono buttare alle spalle i danni incommensurabili che bambini e ragazzi, le nuove generazioni hanno patito e stanno ancora patendo.

Ora la battaglia non è solo più sull’obbligo vaccinale, la sfida ha per oggetto il possesso dei corpi e delle anime, la trasformazione della razza umana in qualcosa di diverso.

Yuval Harari dice che ci sono due grandi rivoluzioni: quella informatica e quella tecnologica e che ora è venuto il momento di unirle nella biotecnologia.

Il terreno di scontro diventa quindi il corpo, il possesso dei corpi e le biotecnologie rappresentano lo strumento attraverso il quale unire la biologia e la tecnica (transumanesimo); c’è alle porte un totalitarismo basato sulle biotecnologie e oggi ci sono gli strumenti per fare quello che in passato non era neppure pensabile. Nel momento attuale in cui la pandemia ha fiaccato gli spiriti, ha concentrato tutta l'attenzione sul corpo, sulla materialità, instillando la paura e approfittando del fatto che molti hanno perso la visione trascendente della vita, sostituendola con una immanente, in cui bisogna godere al massimo della vita nel qui e ora, si è creato un terreno fertile per "buttare il seme delle nanotecnologie", che promettono di poter allungare la vita indefinitamente. Ma a che prezzo? Credo della perdita della libertà, cosa già sperimentata in più occasioni in questi ultimi anni.

Forse non saremmo arrivati a questo punto se non avessimo accettato piccoli compromessi, che portavano tutti nella stessa direzione.

Ma ora cosa possiamo fare?

Possiamo cominciare ad alzarci dal divano, abbandonare la confort zone, smettere di essere complici, ripensare alla nostra vita e alle nostre scelte quotidiane e rischiare, fare una rivoluzione di noi stessi, un percorso di progressiva liberazione, decidere di essere una nave disposta a sfidare il mare tempestoso, unirci alle tante persone che già si sono messe in movimento, perché non si riconoscevano più, sviluppare il nostro senso critico e  “ri-allevare”, quello dei giovani, rifiutare di diventare meri corpi, coltivare primariamente la spiritualità, la nostra parte animica, riscoprire la sacralità della vita e rimettere al centro di essa la parte più nobile dell'uomo.

Solo così la catastrofe annunciata potrà trasformarsi in occasione di emancipazione e apertura di un nuovo umanesimo.

*Profondi conoscitori del mare e della sua “rabbia”, tanto da sfidarlo nei momenti più difficili, gente di mare con “fegato”, forza e audacia, che riuscirono a recuperare e a mettere in salvo tantissimi naviganti in difficoltà.

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